Tre mesi di vacanze estive, senza contare i giorni comodamente trascorsi a casa con la propria famiglia durante il periodo natalizio e pasquale, diciotto ore di lavoro settimanale e tanti altri privilegi, quali ad esempio la fornitura gratuita di libri per sé e per i propri familiari. Questa è l’impietosa fotografia che viene fatta da quanti, pur non avendone una profonda conoscenza, si arrogano il diritto di esprimere velenosi giudizi sulla scuola e sugli insegnati italiani.
Nulla di nuovo sotto il sole. Questa è l’Italia dei tuttologi e dei facili esperti in tutti i settori. Questa è l’Italia in cui basta una finale della nazionale di calcio per trasformare in esperto allenatore un semplice tifoso. Questa è l’Italia in cui basta una mediocrità affidata al proprio figlio per trasformare in esperto pedagogista un distratto genitore che, troppo preso dai propri impegni, ha relegato la scuola al ruolo di parcheggio sociale che debba garantire facili promozioni a tutti.
E, tra i detrattori della scuola italiana, chissà quanti saranno coloro che con sdegno sono insorti all’indomani della nuova denominazione di Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ci sarebbe da domandare a costoro cosa ci sia di deplorevole nella parola Merito che finalmente restituisce la giusta dignità alla scuola italiana bistratta dalle miopi scelte dei governi precedenti che hanno colpevolmente dimenticato l’art. 34 delle nostra Costituzione che dichiara a chiare lettere” I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.
Rendere dignità al merito è ciò che certamente vogliono quegli insegnanti seri e scrupolosi che, ben oltre le 18 ore settimanali, studiano, si formano e lavorano per guidare con passione i propri studenti all’acquisizione di consolidate conoscenze e competenze.
Rendere dignità al merito è ciò che certamente vogliono quei genitori attenti che ancora credono nell’”istituzione scuola” e nel suo ruolo di ascensore sociale che consentirà agli studenti bravi e meritevoli, indipendentemente dal contesto socioeconomico nel quale sono nati e cresciuti, di poter raggiungere un ruolo apicale nella società.
Prof.ssa Raffaella Arcieri.
Liceo Classico Statale “Q. Orazio Flacco”.