“Benvenuti a teatro dove tutto è finto, ma niente è falso”. Recitano così le indimenticabili parole di
Gigi Proietti in riferimento ad uno dei luoghi più magici e suggestivi di tutti i tempi: il teatro.
Le origini del théatron (θέατρον) sono incerte e misteriose, dunque possiamo solo ipotizzare ed
immaginare com’era migliaia di anni fa.
Ciononostante, grazie alla “Poetica” di Aristotele, oggi sappiamo quali sono le caratteristiche
principali del teatro della Grecia antica, che rappresenta il più vetusto da noi conosciuto e che ha
influenzato l’arte teatrale delle successive epoche storiche.
Chiaramente il teatro nasce e si sviluppa in diverse forme dando quindi origine a svariati generi
teatrali.
Uno dei più conosciuti al mondo è senza ombra di dubbio l’opera lirica.
Ci troviamo alla fine del secolo XIV quando la “Camerata Fiorentina”, un gruppo di letterati e
musicisti, si riunisce per riportare in auge l’antica tragedia greca, ma con forme nuove che
coinvolgessero in un’unica opera poesia, musica, danza e azione scenica. Nasce così a Firenze
l’Opera.
Da quel momento in poi, sorgono sul territorio italiano molteplici teatri di grande prestigio ed
importanza, nei quali vengono rappresentate ancora oggi, opere liriche e non solo.
Tra i più noti il teatro San Carlo di Napoli, fondato nel 1737, è il più antico al mondo ancora attivo e
rimanendo nel cuore dell’area meridionale, poco più di un secolo dopo, nasce in Basilicata e nello
specifico a Potenza, il teatro Francesco Stabile. Quest’ultimo oltre ad essere l’unico lirico della
regione, è stato riconosciuto “teatro storico lucano” dal Consiglio regionale della Basilicata nel 2014.
Ubicato nel cuore del centro storico, il teatro prende il nome dal compositore Francesco Stabile (1801-
1860) il quale dopo aver completato gli studi di composizione a Napoli, si dedicò alla realizzazione
di più opere, tra le quali “Palmira” commissionata direttamente dal teatro San Carlo. Durante questo
periodo, Stabile si dedicò anche all’insegnamento del canto finché decise di abbandonare la sua
incredibile carriera per motivi che rimangono ancora oggi sconosciuti. Dopo la morte del padre
rientrò a Potenza e si dedicò attivamente allo sviluppo dell’urbe, tant’è che lui stesso appoggiò il
progetto del nascente teatro.
L’idea di arricchire la città con l’edificazione di un teatro si fece sempre più forte dopo il 1806, anno
in cui Potenza venne eletta capoluogo di regione. Dopo molti anni di proposte e idee per la creazione
della nuova e prestigiosa struttura, nel 1854 diventò ufficiale il terreno di costruzione: Piazza Mario
Pagano (all’epoca largo dell’intendenza).
L’edificazione iniziò nel 1856, ma ebbe poco dopo una battuta d’arresto a causa di un terremoto. I
lavori ricominciarono ufficialmente nel 1865 dopo essere stati interrotti da ulteriori sopralluoghi.
Inizialmente il teatro avrebbe dovuto portare il nome di “Teatro Ferdinando di Borbone”, ma nel 1866
il consiglio comunale decise di dedicarlo a Francesco Stabile, essendo stato egli stesso un grande
sostenitore e finanziatore di questo straordinario progetto. La costruzione terminò nel 1878, ma il
teatro fu ufficialmente inaugurato nel 1881 al cospetto del re d’Italia Umberto I, il quale assistette
alla rappresentazione de “La Traviata” di Giuseppe Verdi.
La struttura del teatro Francesco Stabile è ispirata a quella del San Carlo di Napoli e del teatro alla
Scala di Milano e si presenta con un impianto neoclassico. Sulla sommità dell’edificio vi è il frontone,
elemento architettonico che racchiude il timpano, una superficie triangolare nella quale è raffigurato
il leone rampante simbolo di Potenza.
La facciata frontale è caratterizzata dai tre massicci portoni d’ingresso in bronzo, ornati nella parte
superiore da elementi dorati. Al di sopra di essi si estende un lungo balcone con tre ampie finestre.
La sala interna, con una capienza di 361 posti, ha la forma di un ferro di cavallo, una caratteristica
importante in quanto è la tipologia più evoluta del teatro italiano d’opera.
Il teatro, i cui lavori furono diretti dall’ingegnere Emmanuele Bruno ed il progetto finale affidato agli
architetti Errico Alvino e Giuseppe Pisanti, ha subito nel corso degli anni molti lavori di
manutenzione e ristrutturazione, in particolar modo dopo il famoso e terribile terremoto del 1980 che
causò non pochi danni alla struttura, per la quale, durante il restauro, su progetto del nuovo architetto
Dante Benedetto Maggio e dell’ingegnere Franco Gigli, si scelse volontariamente di conservare il più
possibile le caratteristiche originarie. Rimane ad esempio il palcoscenico in abete così come la pedana
centrale in pioppo, ormai sempre più rara nei teatri italiani.
Nella sala principale, volgendo lo sguardo verso l’alto, possiamo notare il plafond attribuito al pittore
Luigi de Luise, con la raffigurazione del dipinto “Apoteosi di Pitagora”, del quale Vincenzo
Marinelli, noto artista del secolo XIX, originario di San Martino d’Agri (PZ) e del quale sono
conservate nella Pinacoteca provinciale di Potenza alcuni dei suoi lavori, progettò il soggetto
dell’opera.
L’interno del teatro ha un forte impatto visivo nonostante le dimensioni contenute.
Lo spettatore può assistere ad un’opera sia dalla platea che dai palchetti, estremamente suggestivi e
anticamente riservati all’aristocrazia.
Assistere da questi ultimi è un’esperienza unica, accogliente e carica di meraviglia. Ci si sente avvolti
dal piccolo spazio rialzato sul palcoscenico e dall’intenso colore rosso dei tessuti d’arredo, un tempo
scelto per evocare lusso e sfarzo.
Non da meno le altre sale presenti all’interno della struttura, nella quale vengono tenuti convegni ed
eventi importanti nonché matrimoni civili. Parliamo della sala degli specchi, così denominata per la
presenza di numerose superfici riflettenti che adornano la sala stessa e della sala Ruggero
Leoncavallo, compositore e librettista italiano, autore dell’opera “Pagliacci” e della celebre romanza
“Mattinata”. All’interno di quest’ultima sala è conservato il pianoforte utilizzato dal musicista stesso.
Collocata invece nell’ingresso del teatro, la scultura della famosa maschera potentina Sarachella sulla
quale la compagnia teatrale “La Pretoria” ha costruito e portato in scena una commedia meravigliosa
(Sarachedda) arricchendola con l’uso del dialetto potentino e regalando così al pubblico un pezzo di
storia, cultura e folclore locale.
E in ultimo, ma non meno importante, citiamo il luogo nominato precedentemente, nel quale sorge
l’edificio: Piazza Mario Pagano, così chiamata in onore del giurista, filosofo e drammaturgo
Francesco Mario Pagano. La storica piazza ospita, oltre al teatro, il palazzo del Governo ed è stato e
continua ad essere sfondo di svariati eventi tra cui il concerto di fine anno Rai “L’anno che verrà”
tenutosi sia nel 2016 che nel 2019.
In conclusione di quanto scritto fin qui, potremmo senz’altro affermare che il cuore pulsante della
città di Potenza, fa da scrigno ad un gioiello artistico rinomato e inestimabile.

“Nel teatro la parola è doppiamente
glorificata:
è scritta, come nelle pagine di Omero,
ma è anche pronunciata,
come avviene fra due persone al
lavoro:
non c’è niente di più bello.”
Pier Paolo Pasolini
Dott.ssa Miriam Conte