Nel Nord della Basilicata, nella terra dei vini e dell’olio, il Monte Vulture rappresenta qualcosa di più di una semplice ricchezza della natura. Si tratta di un vulcano spento all’incirca ottocentomila anni addietro, ricco di acque minerali, ma anche di castagneti che ricoprono vaste superfici a cominciare dai primi pendii poco sopra Rionero. E con i due laghi che continuano a catturare l’attenzione di turisti e visitatori.
Dopo lunghi, estenuanti confronti finalmente il Vulture è Parco regionale. Una marcia in più per riconoscere a questa terra il valore che merita e un peso di tutto rilevo nel panorama nazionale.
Sulla cima del massiccio, a oltre 1300 metri di quota, il Vulture nasconde una testimonianza autorevole del passato, uno dei due centri lucani della rete Troposcatter, un enorme collegamento radio che dalla Norvegia si spingeva fino alla Turchia passando per l’Italia in modo da garantire un’adeguata tutela dell’Occidente da eventuali attacchi dei Paesi del blocco di Varsavia. Attacchi che per fortuna non ci sono stati, a beneficio di quella fragile pace che ha tenuto il mondo con il fiato sospeso in un clima di tensione e di terrore.
Ma cosa c’è sul Vulture? Una cupola, di modeste dimensioni, sovrasta un camminamento sotterraneo scavato in profondità all’interno della montagna, per la tutela da eventuali attacchi aerei. Nel camminamento esistevano apparecchiature per i collegamenti radio con altri punti di rilievo e con i Governi dei Paesi dell’Alleanza atlantica.
Un pezzo di storia del mondo sulla cima della montagna lucana. Un valore di enorme interesse politico, militare, storico ignorato dai più. L’area Troposcatter fu aperta al pubblico il 15 agosto del Duemila in occasione del Giubileo. Accanto alla cupola una croce in ferro battuto, costruita a Napoli ai primi del secolo scorso e trasportata in Basilicata con un carro trainato dai cavalli.
Due simboli: la guerra, segno di distruzione, e la croce di Cristo Risorto, segno di quella pace terrena più volte implorata anche dal Papa nei giorni dei tremendi attacchi all’Ucraina.
Ecco cosa rappresenta il Parco regionale del Vulture, in una dimensione francamente inesplorata e per molti versi purtroppo sconosciuta.
Il Parco è dunque sintesi di passato e presente, con le sue attrazioni di carattere storico e archeologico, a cominciare dalle mura di Sant’Ippolito, testimonianza dell’antica abbazia sull’istmo dei laghi di Monticchio. Una zona di grande pregio, dunque, in grado di produrre nuova crescita economica e nuovo sviluppo con l’occhio rivolto al lavoro per i giovani. Una parentesi positiva nel futuro della Basilicata.
Rocco De Rosa
Giornalista